Ripubblico qui, unendoli, due articoli che ho scritto per il Divenire Magazine (che si trovano qui e qui). Buona lettura!
Il sugo
“Uno che non suona è senza sugo”.
Così diceva un padre al figlio per indirizzarlo verso la musica. In quel caso si trattava di una passione comune, ma al suonare potremmo sostituire una gran quantità di cose: il ballo, la musica, l’arte in generale.
Ma cos’è questo sugo? Cosa rende la nostra vita saporita?
È ciò che ci rende vivi, ciò che ci fa vibrare visceralmente, fino al midollo, come si dice. È quella vitalità che hanno i bambini quando vedono degli amici che giocano al parco, e letteralmente non stanno nella pelle, saltano dalla gioia!
È ciò che ci dà piacere e ciò che ci rende creativi: per Alexander Lowen, il creatore dell’analisi bioenergetica, piacere e creatività sono indissolubilmente legati.
Credo che ognuno possa trovare il proprio sugo preferito, anzi, sono convinto che ognuno di noi ne abbia il diritto! Tuttavia capita che questo diritto venga negato, a volte da noi stessi. Proprio in questo punto, spesso, avviene il lavoro psicoterapeutico: nel risvegliare il bambino naturale in noi, nel ritrovare la gioia e nel riaprirsi al piacere.
Questo, nel lavoro bioenergetico, avviene anche attraverso lo scioglimento di quelle tensioni muscolari che hanno un’origine emotiva e che creano una vera e propria gabbia in cui siamo prigionieri senza rendercene conto. A volte, questa gabbia può essere d’oro, o avere la forma di una corazza che abbiamo indossato, nostro malgrado, per difenderci. Ma, ahinoi, quanto pesa ora!
Nella psicoterapia si impara a spogliarci di questa armatura, a sciogliere la gabbia, a liberarci e a recuperare la nostra vitalità.
Non si tratta di una lotta, ma di una resa al proprio corpo: la via alla gioia.
L’alternativa, spesso, è una pasta in bianco.
Il senso
A volte penso se tutto questo ha un senso…
In che senso?
Nel senso, questo: la vita. La vita ha un senso?
Dicevo, in che senso “penso”?
Nel senso che ci penso, spesso, al senso.
Ah. Davvero?
Certo!
Ma non ha senso…
Cosa? La vita? Vivere?
Ma no, pensare al senso.
In che senso?
Nel senso che se ci pensi, non arrivi al senso della vita, al massimo al suo penso. Quindi: la vita ha un penso?
Che peso…
Esatto! Pensare significa, alla lettera, pesare. Sicuramente la vita ha un peso, direttamente legato alla sua gravità.
Ma il senso…
Il senso non lo pensi, lo senti. Comprendi?
Non penso…
Bene, la strada è quella giusta. E, a proposito di strada, come dovrebbe essere la vita: a senso unico? Alternato? O ci vedi un doppio senso, magari spiritoso, magari pungente?
Aspetta… mi sono perso…
Ottimo, immagina di essere in un territorio sconosciuto (la vita?), perso. Il pensiero, la testa, può darti la mappa, ma il sentire, il cuore, quello è la bussola, e ti dà il senso, la direzione.
Ok, ma non mi hai risposto…
Perché non c’è una risposta. Qual è il senso della vita? La sua direzione, la sua via: il movimento, crescere, divenire.